Al momento stai visualizzando Aggressività ed erotismo nell’arte: la spiegazione dei neuroscienziati

Aggressività ed erotismo nell’arte: la spiegazione dei neuroscienziati

Klimt, Kokoshka e Schiele, ovvero la Triade magistrale più rappresentativa dell’età d’oro austriaca, hanno rappresentato nelle proprie opere il nuovo volto nascosto dell’uomo: l’inconscio, le sue contraddizioni e le lotte interne, il nudo che rappresenta gli istinti sessuali di ogni essere umano.

Certo, con alcuni limiti ancora. Freud, per esempio, pensava – come sintetizza Kandel:

“che le donne non provassero piacere sessuale e avessero rapporti, in quanto si sentivano obbligate al solo scopo di fare figli, in particolare eredi maschi, perché i maschi – come pensava il padre della Psicoanalisi – hanno il pene, mentre le donne no. Ma Klimt sapeva che non era affatto così. Le donne da lui rappresentate hanno un immaginario erotico, pulsioni e istinti al pari di quelli maschili.”

Fonte

Gli impulsi sessuali femminili e maschili furono quindi il motore che spinse Klimt e gli altri due Maestri a creare opere molto significative e interessanti per comprendere come l’arte recepiva e comunicava la scoperta dell’inconscio, quindi dei meccanismi che influenzano il funzionamento della mente e del cervello umano.
La fusione di erotismo e aggressività appare piuttosto tardi nella storia occidentale, la vediamo chiaramente in Giuditta, di Gustav Klimt.

Gustav Klimt - Giuditta

In questa rappresentazione, Klimt ritrae Giuditta, la quale, dopo aver fatto ubriacare e sedotto il generale assiro, ne accarezza il capo senza vita in uno stato di trance post-coitale.

Klimt è probabilmente uno dei primi artisti a rappresentare la gamma dei sentimenti delle donne al pari di quella degli uomini. Erotismo e aggressività in questo caso sono fusi.

Oggi i neuroscienziati stanno studiano la fusione tra aggressività e sesso, la stessa che Klimt raffigura in Giuditta. In particolare David Anderson, nei suoi studi di neurobiologia del comportamento emotivo, ha trovato delle basi biologiche di questi stati emotivi contrastanti.

Le sue ricerche dimostrano che, all’interno dell’ipotalamo (che ricordiamo essere responsabile dei comportamenti istintivi), coesistono due popolazioni di neuroni: una regola l’aggressività mentre l’altra l’accoppiamento. Circa il 20% dei neuroni sono situati al confine tra queste due popolazioni.

Ma com’è possibile che due comportamenti che si escludono a vicenda, – accoppiamento e lotta – siano mediati dalla stessa popolazione di neuroni? Una stimolazione sensoriale debole, come ad esempio i preliminari, attiva l’accoppiamento, mentre uno stimolo più forte, come ad esempio un pericolo, attiva il comportamento di lotta.

 


Fonte: Eric R. Kandel – Arte e neuroscienze. Le due culture a confronto

Lascia un commento