Sara ha partecipato ad un progetto ESC in Spagna di 10 mesi in un centro per l’impiego per disabili a Requena, nei pressi di Valencia. Leggi la sua esperienza e i suoi consigli a futuri volontari ESC!
Ho scelto di partecipare al progetto di volontariato europeo perché credo fortemente nei valori umani: libertà, uguaglianza, pari opportunità. Per me i confini tra i paesi non sono delimitazione di uno spazio chiuso: non è linea che rinchiude un luogo impenetrabile, delineazione di un luogo protetto. Il confine per me è un punto di partenza per nuove prospettive di conoscenza, di contaminazioni e di evoluzioni. Credo nell’Europa come continente di pace: sono dell’idea che debba accogliere le persone che scappano dalla guerra e dalla povertà alla ricerca di un futuro migliore. Chi può fare questo progetto può ritenersi molto fortunato perché la possibilità di viaggiare e di conoscere un altro paese è, prima di tutto, un gran segno di libertà. Non tutte le persone nel mondo hanno questa opportunità e bisogna esserne consapevoli.
Inoltre, credo nella forza dell’altruismo disinteressato: fare volontariato, dare e fare quel che si può tenendosi alla larga dalle leggi del profitto, nella società di oggi (che si trova in uno stadio di capitalismo avanzato e consumismo sfrenato), può risultare una grande sfida. Molte persone pensano che partecipare ad attività di questo tipo non porti a nessun guadagno: al contrario, io credo che vivere un’esperienza di volontariato arricchisca l’anima e che sia una scuola di vita incredibile. Durante il progetto ho lavorato con persone disabili e ho presentato diversi workshop d’arte, arteterapia, “arte come inclusione sociale”, che hanno avuto un impatto positivo su queste persone e ne sono estremamente felice. Tuttavia, l’aspetto più importante per me, non è tanto la parte professionale quanto la connessione che ho creato con tutte le persone che ho conosciuto. Vivere l’esperienza del volontariato, nella maniera più sincera e aperta possibile, è stato per me un modo per conoscere e instaurare legami con gli altri.
Non avevo mai lavorato in un centro per disabili e per me era qualcosa di nuovo. Alla fine del percorso mi sono resa conto di come non fossi io ad aiutare loro, ma fossero loro ad aiutarmi a ricordare ogni singolo istante la preziosità della vita, dei sentimenti, del bene e dell’amore. Questo incontro di umanità, altruismo e cura dell’altro, non ha prezzo perché vale più di qualsiasi stipendio o guadagno: metti in gioco le tue priorità e riesci a comprendere parole come fiducia, generosità, sensibilità. Queste cose si imparano solo vivendole di persona.
Per questo, vorrei dare qualche consiglio ai prossimi volontari: partite senza aspettarvi niente, ma semplicemente mettete in gioco la vostra esperienza e date quello che potete dare. Cercate di viverla in semplicità, rendendo l’ordinario straordinario. Perché alla fine di tutto la cosa più importante sono le esperienze che potete vivere. Soprattutto, non abbiate paura di sbagliare perché è nell’errore che si migliora ogni giorno e ci si conosce sempre più a fondo. Se cascate e vi fate male, basta rialzarsi e ricominciare: siamo umani!
Infine vorrei ringraziare il lavoro svolto dalle associazioni MOH e ÁGORA Cultural, che mi hanno seguito con grande professionalità e disponibilità e hanno reso possibile la mia bellissima avventura.
Sara
🇪🇺 Il progetto è finanziato nell’ambito del programma del Corpo Europeo di Solidarietà e coordinato da Asociación Ágora Cultural.