L’esperienza ESC di Francesca a Madeira si è conclusa da poco. Ecco il racconto dei suoi “undici mesi in paradiso”
Il progetto “A walk through the history of Madeira” è stato finanziato dall’Agenzia Nazionale per i Giovani, nell’ambito del programma del Corpo Europeo di Solidarietà.
Madeira, una regione autonoma del Portogallo situata al largo delle coste marocchine, è dove ho svolto il mio primo progetto ESC. Fino al momento della selezione non conoscevo nemmeno l’esistenza di quella piccola isola di cui sin dal primo momento mi sono perdutamente innamorata.
Il progetto a cui ho preso parte mi vedeva impegnata con l’associazione studentesca dell’università locale, dove svolgevo il ruolo di guida turistica. Inoltre, una volta al mese il gruppo di volontari si dedicava ad un’attività di riforestazione nel parco ecologico di Funchal, la città principale ed anche quella dove vivevo e mi occupavo dei tour.
Nel primo periodo sono stata istruita attraverso educazione informale sulla storia dell’isola: attraverso la lettura, l’ascolto e la partecipazione a tour di guide professioniste così come di altri volontari, per poi passare un “test” ed iniziare l’esperienza come guida turistica io stessa.
Questo tipo di esperienza è stato decisamente stimolante per diversi aspetti; infatti oltre a darmi conoscenze approfondite di una cultura così vicina ma al tempo stesso geograficamente così distante dalla mia, mi ha reso consapevole di quanto poco conoscessi il mio stesso luogo d’origine, accendendo in me la curiosità di approfondire la storia della mia città e della mia regione.
Inoltre, quest’esperienza di volontariato è stata una sfida che mi ha spinta a crescere e mi ha aperto nuovi modi di rapportarmi con il mondo. Per la prima volta mi sono ritrovata a vivere da sola, senza gli amici e la famiglia che ero abituata ad avere attorno; per la prima volta ho dovuto affrontare la sfida della condivisione degli spazi privati a lungo termine condividendo la stanza con una ragazza tedesca ed una portoghese, e per la prima volta mi sono spinta così lontano, in una piccola isola sperduta e inoltre per una lunghezza temporale che ancora non avevo mai sperimentato. Ma tutti questi aspetti, seppur possano suscitare timore ad un primo pensiero, una volta affrontati mi hanno reso fiera e consapevole delle mie capacità di adattamento e non solo. Ho superato le aspettative di me stessa, accogliendo la persona che scoprivo di essere man mano.
L’esperienza di vita, che in fin dei conti questo è stato, mi ha visto talmente integrata nell’ambiente in cui mi trovavo che ho richiesto l’estensione del progetto. Infatti questo inizialmente sarebbe dovuto essere di soli sette mesi, che però si sono tramutati in undici.
Tutt’ora, il mio cuore è metaforicamente rimasto su quell’isola di eterna primavera, nella sua roccia vulcanica, nel suo oceano che la abbraccia e nelle meravigliose persone con cui ho condiviso parte del mio cammino e, talvolta, creato legami indissolubili.
Lovely <3